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Il Disperso



Autore: Roberto Di Brita

Editore: Barkov

Lunghezza stampa: 311 pagine

Genere: Narrazione autobiografica


Recensione


Roberto ha 35 anni e scrive da 10. Definisce la sua scrittura come autobiografica: il libro "si è scritto da sè". Le parole erano già dentro di lui, mancava solo dagli una forma. Il suo stile ricorda il classico flusso di coscienza in cui si scrive a briglia sciolta analizzando il testo solo in un secondo momento. L'elevato numero di personaggi risiede nell'intenzione dell'autore di inserire molte delle persone che ha avuto modo di conoscere nella vita mostrando così dei riflessi del suo vissuto. La sua narrazione è pura, niente di inventato, solo ispirazioni tratte da avvenimenti e individui realmente esistenti.


"Non ho inventato nulla nel libro, nemmeno un dialogo. Non l'ho abbellito con qualcosa di inventato perchè ho deciso di scrivere tutto così com'è, usando pseudonimi".


Il Disperso è una vasta narrazione di gesta eroiche dell'Italia degli anni '70. Tutti i personaggi ruotano intorno alla figura principale: Nemo, che incarna l'autore stesso. La storia si snoda intorno alle vicende di una famiglia comune, onesti lavoratori dall'animo in tempesta e alla figura di del protagonista fino ai sui 14 anni.

Cresciuto in una zona periferica di Milano Nemo sentirà sin da subito una profonda irrequietezza d'animo che lo spingerà a voler partire alla ricerca delle terre dei suoi antenati. Un ruolo fondamentale nel romanzo è rappresentato dai luoghi, che sono pregni della melodia delle persone che li abitano. I profumi, le voci, i colori si fondono mescolandosi in una sinestesia di parole che rende gustoso proseguire nella lettura. La figura del narratore, cioè l'autore stesso compare con impeto durante il racconto evocando i suoi primi 14 anni facendoci conoscere moltissime persone nelle loro caratteristiche più affascinanti o fastidiose, senza nulla risparmiare a chi lo merita.


“Vagare in Eterno sulla Terra per trovare l’Ultima Dimora. Discendiamo, di generazione in generazione, dalle terre dei nostri padri e delle nostre madri; per il mondo nasciamo, viviamo, sogniamo e prima di morire attraversiamo infinite strade, paesi, città, boschi, colline, foreste, campagne, pianure, praterie, deserti, nuotiamo nei fiumi e peschiamo nei laghi, scaliamo le montagne, solchiamo i mari e sorvoliamo i cieli per cercare un posto dove restare come tutti i nostri antenati! Oltrepassando limiti invalicabili, allo stesso modo dei fiumi che scorrono risalendo il corso del Tempo ci ritroviamo a vagare...sì... vagare in Eterno sulla Terra per trovare l’Ultima Dimora.”

La precedente citazione è tratta dal prologo del romanzo che mi ha ricordato qualcosa di ancestrale, come se ciò che siamo oggi fosse dovuto solo ai passi e ai respiri dei nostri antenati, come se le nostre orme fossero destinate a ricongiungersi con le loro.


Un libro che trovo coraggioso per la forza che l'autore ha avuto nel rivivere svariati momenti della sua vita, aprendosi a noi lettori senza paura di giudizio. Molto spesso si pensa che per scrivere serva solo abilità nel mettere insieme le parole, quando in realtà serve il coraggio nell'aprire parte della propria anima a degli sconosciuti.

Grazie Roberto per aver avuto la forza di raccontarti a tutti noi.


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